
Eccomi con un nuovo Consiglio di Lettura. Non che non abbia letto, o scritto, in questo periodo, ma ho tralasciato di aggiornare questo spazio. E mi dispiace. Perché proprio quest’estate ho fatto una lettura davvero interessante.
A maggio scorso, infatti, sono tornata dopo qualche anno di assenza al Salone del Libro di Torino, uno di quei grandi eventi che, per appassionati di libri e lettura è un appuntamento imperdibile. È stata un’esperienza immersiva. Nel senso che avevo così poco tempo, che ho dovuto correre così tanto, che tentavo di trarre tutto ciò che potevo nel minor tempo possibile. Il tutto per poter vedere quanta più fiera possibile (per chi non ci fosse mai stato è davvero enorme, e quest’anno comprendeva anche una sezione un po’ distaccata che si impiegava un momentino a raggiungere). Insomma, è stata una vera e propria corsa contro il tempo, in cui per fortuna ero accompagnata dalla mia amica Elena, che conosce la fiera più dall’interno, lato espositori. E in tutte queste corse, abbiamo anche incrociato Pif, che è stato super gentile e disponibile con tutti.

Il punto del discorso, però, qui era che ho avuto poco tempo per girare tra gli stand, così ho dovuto basare le mie scelte libresche sulle decisioni pre-salone, o sul colpo di fulmine. E così è stato. Arrivata allo stand della Minimum Fax, sono incappata in una copertina che mi ha incantata. C’era questa pila di libri dai toni pastello che mi hanno convinta a scoprire di più a proposito delle pagine e storie che celavano al loro interno. E poi uno in particolare, oltre alla copertina, aveva anche un titolo che per me era decisamente significativo. Si trattava appunto di “L’amore per nessuno” di Fabrizio Patriarca.
Come sono solita fare, mi sono subito buttata a leggere un po’ la sinossi, un po’ i commenti dietro, un po’ la nota biografica dell’autore. Tutto, e dico tutto, mi ha convinta che quella fosse la scelta giusta. Ero sicura sarebbe stata una bella e interessante lettura. E mi sbagliavo poco.
Questo libro si apre con una specie di istantanea del protagonista, uno scrittore per la TV, che sta cercando l’ispirazione per scrivere un nuovo programma, tentando di fare i conti con se stesso e la sua quotidianità, che lo mettono a dura prova. Ed è così, come capita in tutte le grandi storie, che Riccardo Sala trova l’ispirazione per un adattamento in chiave moderna della Medea. Con protagonista Anna Maria Franzoni.
Tutto il libro è costellato di provocazioni. Il personaggio di Riccardo Sala è uno stereotipo ambulante dell’uomo di mezza età che prova a fare i conti con una ritrovata libertà dopo la separazione dalla moglie. Tentando di conciliare i tempi da dedicare alle figlie, alla nuova pseudo-compagna, e al lavoro. Robbie Sala, il padre del protagonista, è un condensato di luoghi comuni sull’uomo anziano che non accetta né l’invecchiamento né la vedovanza. Tutti i personaggi che popolano il libro risultano essere il simbolo di qualche aspetto della società moderna che Patriarca un po’ critica un po’ prende in giro con la sua scrittura graffiante.
L’ho trovato un libro strano, ma decisamente interessante. Non è uno di quei libri che riesci a interpretare dopo la prima decina di pagine, e devo ammettere che questa sfida è stata una parte importante della ragione per la quale mi sono incaponita ancora di più per leggerlo. E motivo per il quale ve lo consiglio. È una lettura sfidante e per niente scontata. Questi, secondo me, i due motivi che ne fanno una lettura da affrontare.
Ultimo, ma non per importanza, il pretesto con cui viene scritto, la scelta di prendere un personaggio che, nei primi anni 2000, è stato letteralmente citato ovunque e da chiunque, l’ho trovata una scelta coraggiosa. Scegliere la Franzoni come Medea moderna è una Provocazione, con la P maiuscola. Ma rende l’idea. Forse più oggi di quanto potesse renderne secondi fa, quando la tragedia originale è stata scritta.
A questo proposito vi lascio con uno dei pezzi che mi ha colpito di più, la spiegazione dell’amore per nessuno, che tanto mi aveva attirato dal titolo.
Dove prendiamo il godimento. Che uso ne facciamo. In ragione di cosa. Se la speranza sia parte di un prima o parte di un dopo. Se l’amore sia sempre e solo un durante. Quel vuoto nel finale della Medea, il panorama spoglio in cui vacilla l’orrore impotente di Giasone, non è l’estinzione dell’amore. È l’estinzione dei suoi oggetti. Perché poi Medea non crepa. Il fatto che sopravviva è il vero sterminio. La tragedia contiene un dramma scarmigliato, un disordine che durerà: non è che l’amore sparisce, è solo che non c’è più niente da amare. Medea ci lascia con l’amore per nessuno.
CIÒ CHE È ATTESO
NON SI AVVERA,
PER CIÒ CHE NON È ATTESO
UN DIO TROVA LA STRADA.L’amore per nessuno | Fabrizio Patriarca.
L’avete letto? Ne avete sentito parlare? Cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti!
Bye.